Ponte a Vicchio

La sua origine risale al 1295 quando fu costruito il ponte di Montesassi (l´odierno Ponte a Vicchio) e le popolazioni di San Giusto a Montesassi attraversarono la Sieve per edificare un primo nucleo urbano chiamato Vico, dal quale è derivato il nome Vicchio, che venne fortificato nel 1308.

8 febbraio 1295: la Repubblica Fiorentina delibera di costruire un nuovo ponte sulla Sieve, vicino a Montesassi (attuale Ponte a Vicchio, fu distrutto nel settembre 1944 dalle truppe tedesche in ritirata e ricostruito successivamente con notevoli varianti).

Prima che Vicchio avesse una cerchia di mura, una «terra murata», come dicevano i Fiorentini, vi era stato costruito un ponte, senza dubbio il primo ponte di pietra che abbia conosciuto la Sieve, perchè quando fu gettato nel 1295 dagli ingegneri fiorentini non si conosceva ancora che un ponte nel Mugello: il vecchio ponte di legno di Borgo San Lorenzo, spesso guastato dalle impetuose acque della Sieve. Anche il ponte di pietra di Vicchio ebbe varie avventure e fu più d'una volta riedificato; ma ha conservato sino ad oggi il suo aspetto medioevale. Non si vedeva dapprima presso il ponte che qualche casa, un povero borgo dipendente da Montesassi. Più tardi, quando per la caduta d'Ampinana divenne più evidente l'utilità del ponte, ci volle una fortezza per difenderlo. Si fabbricò quindi la città per il ponte; e prima del castello guerresco di Vicchio, esisteva il ponte di Vicchio che era un ponte di guerra.

 

Notizie tratte da il volume "Il Mugello" di Massimo Certini e Piero Salvadori (ed. Parigi & Oltre, Borgo San Lorenzo, 1999)

"La via di Zufolana, dirigendosi verso Dicomano, prosegue in direzione di Montesassi dove sorgeva il ponte sulla Sieve costruito dalla Repubblica Fiorentina nel 1295 e noto col nome di Ponte a Vicchio che, distrutto nel corso del secondo conflitto mondiale, è stato ricostruito sulla antiche pigne, nel rispetto delle caratteristiche originarie, anche se, forse, con un po’ troppa disinvoltura"

 

(tratto da "STORIA ANTICA E MODERNA DEL MUGELLO" di Lino Chini, Libro V, cap.I)

"Il dì 8 febbraio del 1295 la Repubblica (Fiorentina) emanò un decreto col quale si ordinava la costruzione d'un nuovo ponte di materiale sulla Sieve dirimpetto a Montemassi, che è quello che è quello che ora chiamasi il Ponte a Vicchio. Assunto l'incarico di fabbricarlo i capi maestri Gianni figlio di Megliorotto da Vico, e Nuto di Bruno dalla canonica fiesolana, Meglio Meglionelli del popolo a S.Lorenzo a Montefiesole, e Fede di Gianni dalla Pievvecchia, accadde che terminata la costruzione dell'arco di mezzo, questo precipitò giù nell'acque del fiume. Da cotal rovina tolsero pretesto i lavoranti di non volere a alcun costo proseguire il lavoro; onde insorse lite tra loro e il Comune di Firenze, il quale trovò modo, non si sa se mediante nuovi patti, o mercè della forza, d'indurli a terminare l'impresa.

 

Episodio di PONTE A VICCHIO E STRADA PADULIVO VICCHIO 10-11.07.1944 (Nome del Compilatore: ENRICO ACCIAI) da Atlante stragi nazifasciste

Il mattino del 10 luglio 1944 si presentò alla fattoria di Padulivo un reparto di SS composto da una
sessantina di uomini; nella fattoria erano ospitati circa 150 sfollati di Vicchio. Il proprietario, Aldo Galardi, aiutava saltuariamente le locali formazioni partigiane. Durante la perquisizione i tedeschi si accorsero della mancanza di un cavallo che era stato nei giorni precedenti requisito dai partigiani. I partigiani furono avvertiti della presenza dei tedeschi e tesero un’imboscata poco lontano da Padulivo mentre le SS si stavano ritirando. Cadde un tedesco e un altro rimase ferito. I tedeschi tornarono sui loro passi, arrestarono tutti coloro che trovarono e incendiarono sia la fattoria sia l'abitato circostante.
Incolonnarono i prigionieri in direzione di Vicchio e giunti al ponte dove aveva avuto luogo l'imboscata giustiziarono 10 uomini e una donna; solo uno degli uomini sopravvisse. Dopo una notte di prigionia i cento catturati subirono un interrogatorio e furono rilasciati, tranne quattro uomini e tre donne. Gli uomini furono portati di nuovo nel luogo dell'agguato partigiano e uccisi, mentre le donne vennero liberate.